Ultima uscita

tina_31_jpegNUMERO 31 – INTRO

Tempo fa, in una libreria specializzata in design, mi è capitato fra le mani un libro inglese intitolato “So you want to publish a magazine?” (Allora vuoi pubblicare una rivista?). Ho risposto mentalmente “Yes” e l’ho comprato. Nel volume, oltre a una serie di indicazioni su come effettivamente realizzare un periodico, dall’ideazione alla stampa fino alla distribuzione, c’erano numerose interviste ai curatori di alcune delle più interessanti pubblicazioni internazionali (Offscreen, The gentlewoman, Cereal, The white review…). Leggere le loro testimonianze mi ha fatto scoprire una realtà insospettabile: che per molti di loro fare una rivista è una scelta di vita, una sorta di vocazione. In pochi sono riusciti a rendere il loro prodotto una fonte di rendita, molti hanno lavori regolari e si occupano della rivista nel tempo libero. Per questi ultimi raggiungere anche solo mille o duemila copie di vendita è un traguardo da conquistare ogni volta. Allo stesso tempo il mercato delle riviste sta vivendo un momento di grande vitalità: mentre i grandi gruppi editoriali attraversano una crisi profondissimi e sempre più giornali chiudono, le piccole pubblicazioni indipendenti scoprono una nicchia di lettori curiosi e attenti un po’ in tutto il mondo. Pochi ma buonissimi, verrebbe da dire.

Ecco allora che anche il lavoro per ‘tina acquista una prospettiva storica e culturale: fare una rivista per passione, rivolgersi a un numero selezionato di lettori che possono capire e apprezzare. Che poi le copie siano duemila o duecento (come nel nostro caso) poco cambia: è la sostanza che conta.

Siamo un fenomeno contemporaneo, io che la faccio e voi che la leggete. Dobbiamo esserne consapevoli e orgogliosi.

Il ritorno al cartaceo di ‘tina ha coinciso anche con una maturazione personale, la necessità di tornare a concepire la rivista come un manufatto fisico, quindi dovermi occupare di formati, stampa, vendita, ma anche poter tornare a fare incontri diretti con i lettori, serate di presentazione, scambi con altri redattori. Con una simbolica circolarità, il presente di ‘tina è più vicino al suo artigianale inizio di quanto lo sia stato nei lunghi anni precedenti.

Una simile scelta offre la possibilità di sperimentare nuove strade e stimolanti collaborazioni, anche se comporta tempi differenti e lavorazioni più lunghe. Ho imparato a non preoccuparmene troppo. Da sempre ‘tina ha abituato i suoi lettori a uscite irregolari e a modo suo anche questa è diventata una caratteristica peculiare del progetto.

Il numero attuale è stato interamente curato e illustrato dal grande Andrea Bozzo, una collaborazione della quale sono molto orgoglioso.

Comprende cinque racconti, fra i quali un esordiente assoluto, un’autrice reduce dal primo romanzo, un agitatore culturale e due talenti promettenti.

So you want to read a magazine?

Prego.

In questo numero:

Federico Gironi, Zampe all’aria
Ginevra Lamberti, Non di una scelta
Michele Crescenzo, Ospite
Andrea Meli, In quel buio (estratti da “Cadere”)
Roberto Camurri, L’autoerotismo dei trichechi

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