NUMERO 10
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SARA BRUNI

Difficile dire se il lungo racconto in forma di diario che mi ha inviato Sara Bruni via Internet sia una pura finzione letteraria o cronaca di vita vissuta. Difficile ma anche inutile, perché in fondo è il suo stile arguto e profondamente ironico che lo rende una lettura piacevolissima, al di là di ogni possibile veridicità. Verrebbe da definirlo un "Diario di Bridget Jones" tutto nostrano, senonché la stessa Sara ci informa di averlo scritto prima che la Jones venisse pubblicata. E in effetti il suo mix fra una certa perfidia italiana e la spiazzante coolness inglese crea un risultato davvero originale. Un esordio promettente, che varrebbe la pena di ampliare in nuove puntate.

Due Persone Molto Speciali

MERCOLEDI'

Devo essere stata l'unica, su quell'aereo, più spaventata dall'idea di scendere che non da quella di volare.
Charles era fuori, puntuale come un Inglese, bello come il Sole e felice come una Pasqua. Ci siamo saltellati intorno per un po' prima di abbandonarci al Panico Dell'Incontro Determinante.
C'è lo sciopero della metropolitana e arrivare in città in macchina è un incubo. Siamo così agitati che ci raccontiamo le rispettive vite, senza pensare che ce le siamo scritte nei dettagli giorno per giorno.
Arriviamo a casa, molliamo i bagagli e ci dirigiamo al Ristorante Indiano. Charles è molto, ma molto, più imbarazzato di me. Poverino, è adorabile, così pieno di buona volontà preoccupato per me. Non sa che a me basta essere con lui. Camminiamo fino al ristorante che doveva essere dietro casa invece è praticamente a Aldgate, che da Wapping è come dire venti minuti in tram. Ma camminare ci piace molto, e lo sappiamo che non c'è problema. La cena è ai limiti del delizioso, con lui che mi mette le cose nel piatto perchè si preoccupa che io non mangi, o che non mi piaccia, o che sia troppo piccante, o troppo poco, o chissà cosa.
A un certo punto mi chiede di Luca. Capisco che non ha ancora capito se l'ho lasciato o no. Allora gli racconto un po' di dettagli, gli chiedo se sono stata troppo crudele, insomma, vorrei il punto di vista maschile. Come se Charles potesse essere obiettivo. Della serie, se uno non mi fa felice merita la sedia elettrica. Tesoro, da parte tua questo è carinissimo. So anche, dato che me l'hai detto tu, che tu faresti l'impossibile per farmi felice. Ecco perchè spero che succeda qualcosa, tra noi. E se non succederà nulla, continueremo lo stesso ad essere Due Persone Molto Speciali. A vicenda.

GIOVEDI'

Non c'è cosa al mondo come svegliarsi in una casa inglese. Il silenzio è totale, ma ti svegli perchè ci sono i rumorini della vita parallela, delle cose che succedono prima che tu le possa vedere, perchè siano pronte quando ti svegli. Come il lancio della posta direttamente in corridoio, i muri che cantano perchè i vicini camminano sul parquet, le auto che si mettono in moto con rumori allucinanti.
Così mi alzo all'alba, infilo il mio accappatoio giallo, verso un succo di arancia plastificato, e mi spalmo in giardino a meditare. Non è un giardino, ma un patio. L'unica vegetazione sono due vitalissimi denti di leone che sbucano dal cemento.
Sono talmente concentrata che così come sono, in accappatoio e senza scarpe, esco dal cancelletto e mi affaccio a guardare i pesci nel canale. Poi mi accorgo che c'è gente vestita che va a lavorare, e prima che chiamino il manicomio torno in casa.
Si sveglia, facciamo colazione e andiamo in città.
Girare per Londra mi sembra diverso. E' la prima volta che lo facciamo noi due da soli, senza terzi incomodi. E ormai conosco tutto così a memoria che nemmeno mi entusiasmo più. In compenso inizio a sentirmi rilassata come non mi capitava da anni.
Andare in giro con Charles è strano, anche perchè tra tutti e due non mettiamo insieme il senso di orientamento di un giapponese fuori dal gruppo. Per fortuna non c'è fretta. Abbiamo una meta per volta, e più ci mettiamo a raggiungerla più cose vediamo. E' un po' come la nostra storia. Non c'è fretta. Mi piace essere vicino a te, riabituarmi alla tua presenza nel mio spazio. Mi piace guardarti mentre guardi i quadri, anche se nemmeno sapevi dove fosse, la National Gallery. Mi piace quando mi fai attraversare la strada, quando mi apri le porte e quando mi chiedi se va tutto bene. Mi piace vederti mangiare l'hamburger, e ho apprezzato molto il fatto che tu mi abbia riportata nel mio ristorante preferito. Adoro che mi consigli i libri, e poi mi porti il sacchetto.
Insomma, sei tu la parte più bella di questa vacanza.

VENERDI'

La cosa di Charles che più mi turba è che nella maggior parte delle cose futili della vita siamo identici. La stessa persona.
Ne esistono un milione con le tue stesse idee politiche, o con gli stessi gusti. Trovane uno solo che abbia voglia di camminare e di sedersi, di mangiare e di dormire esattamente quando ce l'hai tu. Che sia irresistibilmente attratto dalle stesse vetrine, che veda le cose esattamente come le vedi tu. Che dalla vita voglia le stesse cose, nello stesso ordine, con la stessa intensità.
Non mi pesa alzarmi presto e aspettare che lui appaia in cucina per far iniziare la giornata. il caffè è sul fuoco, l'aria è frizzante e si può fare tutto con calma. La regola è che i programmi non si fanno. We wake up when we wake up, we go out when we go out, we do things when we do things. With calm and please.
Così oggi per andare al British Museum (meta stabilita) abbiamo attraversato la City, ci siamo visti un paio di librerie, abbiamo chiacchierato e non so cos'altro. Poi un po' di tube, un'altra passeggiata...
Il British con Charles è, giuro, divertente. Senza stress, senza bisogno di vedere tutto. Poi un grosso giro per negozi di fumetti, e l'ansia da perdita dell'assegno della carta di credito. Mi piace prendermi cura di te quando sei del tutto disorganizzato, quando non hai la più pallida idea di che giro facciano i tuoi soldi dopo che li hai spesi. E mi piace anche che in tutto questo la tua ansia maggiore sia che io possa avere fame. E mi piace come ti preoccupi che il tipico pasto inglese possa risultarmi disgustoso. Adoro vederti guardarmi deliziato mentre mi strafoco col quant'altro multiplo fritto.
E così mi pensavi tipa da health food...Non ti illudere, caro, qui dentro non mi ci rivedi. Dio, è buonissimo, ma la mappazza che ne segue è veramente punitiva. Scusami se ti ho ingessato la bocca col bicarbonato alla menta. Per punizione decidi che merito di comprarmi le scarpe dei miei sogni e mi porti a Covent Garden, e poi in mille altri posti dove potrebbero averle. E quando le trovo ma non sono convinta, non ti agiti e mi consigli di tornare domani. Certo, è giusto provare le scarpe con l'abbigliamento adatto, sennò come fai a capirle, ma questo lo so io. Solo che tu sei come me, e certe cose che mi fanno sentire un po' in colpa tu le dai per scontate.
Facciamo la spesa insieme come una vecchia coppia. E poi andiamo nel pub romantico sul fiume. E tu mi coccoli come non mai, e si vede che sei felice almeno quanto me.
Sono stanca, tesoro. E anche tu. Per quello mi ti addormenti in braccio, guardando la TV. E io non so se svegliarti o stare lì, ma poi penso che nel tuo letto stai più comodo, e poterti abbracciare è bellissimo, ma sono più felice se so che dormi bene. Certo, comodo al mio fianco sarebbe meglio.

SABATO

La giornata inizia tragicamente. Ho il mal di testa più grande del mondo, e vorrei essere morta. Ma tu sei così dolce, mi proponi di tornare a letto, ti offri di levarti dalle scatole, e la tua attenzione mi solleva il morale. Non posso esagerare e dire che sei meglio di un Moment, ma aiuti, davvero. Quindi mi faccio coraggio e molto, ma molto lentamente mi preparo e vengo in centro a comprare i biglietti per il musical di stasera. Adoro il tuo stupore ogni volta che scopri che amiamo le stesse cose nello stesso ordine. Quasi quasi te lo dico, che io e te siamo la stessa persona. Poi penso che ti turberei, allora taccio e sorrido felice.
La mia emicrania va peggiorando, per fortuna qui ci sono in commercio degli antidolorifici potentissimi. Questo che mi fai comprare in Italia è illegale, e il Nirvana in cui sprofondo mi fa quasi intuire perchè.
Camminiamo in diagonale su tutta Londra, e la cosa buffa è che oggi doveva essere una giornata di tutto relax. Ma io oggi sono su due nuvolette: quella solita, data dalla tua presenza, e quella chimica, data dalla codeina. Così finisce che rido, perchè non sto capendo nulla e la passeggiata mi sembra così romantica che ho smesso di contare i chilometri due ore fa. Mi compro i calzini coi dalmata perchè piacciono a te, e tu ti innamori delle mie scarpine nuove, e mi obblighi a tenermele. Scarpe baby, calzini con cagnetti, e il mio vestitino corto sexissimo diventa una divisa dell'asilo. Ma continui a guardarmi deliziato, così mi sento meno scema, o un po' di più' chi può dirlo. Oggi l'umore è quello. Grease è delizioso, ma tu sei meglio. Domani andremo dai tuoi. Mi angoscia un po' lasciare la città, e specialmente tornare sul luogo del delitto. Del TUO delitto, sia ben chiaro. Specialmente perchè so che non potrai saltare addosso a me nella stessa casa in cui sei saltato addosso a lei. A proposito, non l'ho ancora vista. Non me ne hai ancora parlato. Non capisco cosa significhi. Da quando sono qui ho l'impressione che tra voi ci siano problemi. Non so se goderne o preoccuparmi per te. Direi entrambi.

DOMENICA

Assurdo come io riesca ad addormentarmi pensando a una cosa e questa cosa succeda al mattino.
Ci siamo svegliati tardi, e io già stavo per proporti di lasciar perdere il Kent.
Comunque, non faccio in tempo a tradurre una scusa plausibile che mi vieni fuori con la tua aria colpevole a chiedermi se mi va bene di partire stasera, così tra un po' viene a trovarci LEI e passiamo la giornata insieme.
Bang. Come reagisco? La scenata di gelosia mi pare un po' eccessiva, allora fingo entusiasmo. In fondo è il caso di valutare la concorrenza, dato che il tempo a mia disposizione va diminuendo.
Sono così stronza da arrivare a proporti di pranzare tutti insieme a casa, dato che lei arriva all'una. Ti prenderei a sberle per la tua faccia entusiasta quando mi chiedi se veramente sarei disposta a cucinare. Cosa ti aspettavi, un suicidio? O meglio ancora che ti vietassi di farla entrare in casa? Sveglia, marmottina!! Pensavo solo di avvelenarla con l'avanzo di salsa di pomodoro, che tanto è scaduto e bisogna buttarlo prima che tu lo beva per sbaglio.
Decidi di risparmiarmi la fatica (ma no, sarebbe un vero piacere!), perchè la poverina ha telefonato per informarci che ha appena fatto colazione (tra l'altro non era vero, dato che come è arrivata si è strafocata di toast e caffè, ma sorvoliamo).
Non tralasci di dirmi che LEI è estremamente nervosa all'idea di incontrarmi. Vedi la differenza tra chi ti ama e chi no? Io mi rodo dal giorno che so di lei, e fingo entusiasmo per non turbarti. Lei ti avvelena la vita perchè io sono qui. E nemmeno provo a circuirti. Poi tu ci ridi sopra, e la giornata sembra riprendere un ritmo normale. Ma io sono così deficiente da farti notare che, dato che la nostra eroina è attesa tra un'ora e la mia presenza la turba, forse (ma solo forse) è consigliabile che noi si pensi a farci una doccia, e magari a vestirci. Ho come l'impressione che non gradirebbe il mio look sotto l'accappatoio niente, e te lo dico in faccia, per il gusto di farti arrossire. Scusami caro, ma oggi non sono esattamente cheerful, anche se un sorriso da paresi non mi sblocca la faccia da un'ora.
Mi infilo nella doccia e penso freneticamente a questo incontro. La tentazione è di perdere molto tempo e farmi sorprendere ad uscire dalla tua stanza fradicia e avvolta solo da un asciugamano coi tigrotti. Invece scendo giù subito a spalmarmi il quant'altro multiplo profumato. Mischio "Bordello Eurasiatico" con "Mangiami Mangiami" per coprire ma non troppo la crema idra-nutri-setificante al profumo di ferormoni eccitati, just for a start. Sono indecisa tra il vestitino da educanda porca e i jeans con camicina di seta con la pancia nuda e il finto orecchino all'ombelico. Poi penso che lei potrebbe essere molto più carina di me, e che se le piglia un colpo ti avvelena la vita e io alla tua serenità ci tengo. Quindi vado sul classico, e che vinca il buon gusto.
Ella giunge e benchè mi aspettassi un incontro sconvolgente, sono completamente scioccata.
Non è brutta. Se almeno fosse brutta, veramente tanto brutta, sarebbe interessante. Invece è semplicemente più larga che alta, imbottita di cellulite (io sarò acida, ma tu, mia cara, con quegli hot pants di quando facevi le medie, non fai nulla per non tentarmi), e straordinariamente simile, per portamento, timbro di voce e atteggiamento, a Daisy Duck. Piedi piatti compresi.
Mi viene da ridere. Questo fa rilassare Paperina, che alterna storie di ufficio e racconti d'infanzia, e mi è difficile decidere cosa sia più palloso.
La creatura quantomeno si sforza di essere piacevole. Mi domando se, quando le sorrido, immagini che mi sto chiedendo come sia a letto. Deve essere bravissima, altrimenti mi domando che ci stia a fare al mondo.
Va detto a sua discolpa che scherzi a parte è una donna anche lei, e si vede lontano un miglio che sta segnando il territorio. Ha anche provato un paio di volte a far leva sulla mia solidarietà femminile per mettermi contro Charles, ma poi si deve essere arresa. Siamo troppo simili. Poi piove, e andiamo a mangiare. A un certo punto Paperina se ne va, e io onestamente non capisco il perchè. In fondo era divertente guardarla. Devo però ammettere che da quando se n'è andata è tornata la normalità.
Quando siamo insieme io e Charles non c'è da preoccuparsi che tutto vada bene.
Comunque andiamo a casa a prepararci per partire.
Sarà la pioggia, sarà che l'idea della campagna continua a non andarmi, ma c'è qualcosa di strano.
Il viaggio è breve e silenzioso, in parte perchè Charles guida come un pazzo e io ho paura.
Arrivo, visita alla casa, presentazione ai genitori che hanno la chiara aria di quelli che non ci stanno capendo un tubo, abbandono i bagagli nella stanza degli ospiti e istantaneamente sono parte della famiglia. La sciura mi ha anche presentato le papere una a una (saranno 50), stupendosi che io non le distinguessi (c'è un Donald, ma non una Daisy. Ah già l'abbiamo lasciata a Londra). Io sono stata gentile, ho sorriso, e ho anche soppresso l'attacco di raffreddore da fieno.
Acidità a parte, il posto è bellissimo. Quasi mi vergogno a confessare che mi sto rilassando all'inverosimile. I miei futuri in-laws sono deliziosi, compreso il fratello che si ricordava di me (ci mancherebbe altro, stronzetto. Non fosse per me saresti ancora perso per Milano), e sembra anche lui turbato e incuriosito dalla mia presenza nel luogo dei delitti.
Nel giro di un'ora io e la sciura ce la stiamo raccontando amenamente: there are no more half-season, the cooked is beautiful but delicate and the carpets are comfortable but they make dust, rainy day isn't it, how it is difficult to find good servants, holidays are beautiful but when you come back you have to iron everything, what is my son for you exactly? e via discorrendo. Poi arriva Charles, mi abbraccia e mi chiede se ho fame. La sciura panica. Oddio tesoro non hai mangiato, vieni qui che ti infilo in frigo così prendi quel che vuoi. Facciamo appena in tempo a fuggire al ristorante prima che venga sgozzata una papera in mio onore.
Per raggiungere il centro abitato(abitato?) serve la macchina. E' tutto piccolo, carino e vecchio stile. Non potrei passarci la vita, ma confesso che mi piace. Neanche Charles è lo stesso di prima, ma non credo sia l'aria buona. Ha chiaramente qualcosa. Mi porta in un ristorante cinese sciccosissimo, mi stracoccola come sempre ma c'è qualcosa di diverso. Mi turba. Mi mette il riso nel piatto, poi di punto in bianco mi chiede come faremo a restare in contatto quando sarò a Milano. Colpo. Fino ad ora non avevo ancora pensato all'eventualità di tornare a casa. Cerco di stare serena, gli dico che c'è il telefono, e la posta, e che al più presto mi procurerò un'e-mail. Mi dice che gli mancherò. Sorrido e cerco di non piangere. L'istinto è quello di implorarlo di tenermi con sè per sempre.
Usciamo dal ristorante abbracciati, e ci ritroviamo abbracciati sul divano di casa a guardare il re leone. Progettiamo una fuga in giardino a fumare, come due ragazzini. C'è tutto, il lago, le papere, il chiaro di luna, un freddo porco che ci obbliga a stare vicini. Ho visioni di adolescenti biondi che si imboscano con le fidanzatine in quello stesso prato. E di me e Charles che li vediamo dalla finestra della nostra camera e teneramente ricordiamo questo momento. Rientriamo in cucina come ladruncoli, cercando di fare silenzio perchè rimbomba tutto. Ridiamo come scemi e ci ritroviamo aggrovigliati su una sedia. Potrebbe succedere qualunque cosa, ma non succede niente. Così mi alzo e vado a dormire. Buona notte. Ti amo.

LUNEDI

Forse l'English Countryside è ancora più rilassante di Londra. Fatto sta che mi sveglio all'alba, pimpante come non è nella mia natura. Qui per accedere al bagno non devo scavalcare la tua camera da letto, così mi infilo direttamente sotto la doccia e un'ora dopo, quando bussi per svegliarmi, sono già vestita. Peccato!
Purtroppo non siamo soli, e la mattina è un po' meno lenta del solito. Bevi il caffè usando me come schienale, davanti a tua madre che ci capisce sempre meno, poi ti fiondi nella doccia, lasciandomi con la mommy che mi riattacca il bottone di ieri sera (lo ami? E quanto lo ami? E lui lo sa? E tu lo sai? Devo dirglielo io? Cazzo, sciura, si faccia gli affari suoi e metta al mondo un figlio con le palle così lo sposo e la facciamo finita.) Vengo inoltre punita per aver accettato il tuo Nescafè e mi vedo costretta a trangugiare l'intero contenuto di una moka da 9 tazze. Come se non fossi abbastanza tesa. Poi la mamma si eclissa (se sapesse l'italiano avrebbe detto ciò da fare), e mi stupisce notare che tu non ci hai mai messo così tanto a far la doccia. Infatti tornate giù insieme. Ohibò. Riappari, bello come il sole e profumato come Chanel, e mi infili nella Morgan della tua mamma che, allucinante, si scusa perchè l'auto non è comodissima. Signora, si rende conto che vendendola sfamerebbe tutta l'India?? Stiamo qui a menarcela sulle sospensioni? Mi faccia il piacere. Do me the pleasure.
Caro Charles, qui dentro, con te, mi sento bella più che mai. Se mi chiedi un'altra volta come va, giuro che inizio a parlarti dell'acquisto di un pratico monovolume con il quale potremmo portare con noi i bambini, invece di lasciarli a giocare con le papere mentre noi andiamo a spasso sulla Morgan. Poi arriviamo al castello di Leeds e non mi sentirei meglio se fossi la proprietaria. Abbracciami un'altra volta e te le materializzo nel parcheggio, le bionde creaturine. Mi hai riabbracciato. Eccoli che muovono i primi passi... dovremmo mandarli alla scuola italiana? Sembra che la coccola sia il tema del giorno. Sono così rilassata che decido di godermi l'attimo. Se questo è tutto quel che avrò da te farò uno sforzo e me lo farò bastare. Non c'è trippa pei gatti. No trip for the miaos. Ti ho anche portato a sperderti nel labirinto, e tu niente. Hai riso fino a cascarmi addosso, ma niente. Mi sono persino scorticata una mano sulla roccia viva, e non me l'avresti presa più dolcemente per infilarci la fede, ma non ti scomponi. E io lo so che con questo aplomb sarai fantastico quando i nostri tesorini biondi ci chiederanno come nascono i bambini e io arrossirò al pensiero di una gita a Leeds subito dopo la pioggia.
Pomeriggio stessa scena. Giusto per la cronaca siamo andati a Canterbury. Adesso sono le sei del mattino. Abbiamo parlato di marketing e bevuto birra fino a mezzanotte e poi ci siamo messi a vedere la spada nella roccia sul divano. Il tuo papy ci ha trovati lì un'ora fa andando a lavorare. Devo essere un cuscino comodo, sembravi un koala. Cacchio la tu'mamma è già in giro, l'ho sentita. meglio dormire. Tu a cosa stai pensando? Spero a me.

MARTEDI

Temevo per il risveglio, invece è stato facile. Questi uccellacci iniziano a cirpare molto, ma molto prima dell'alba. Tu invece dormi ancora. Così mi doccio, faccio su le valigie, apro la porta e mi metto a leggere il Cosmopolitan che la tua mamma ha simpaticamente droppato sul mio comodino un attimo prima che prendessi possesso della stanza. Poi la tua mamma passa, mi vede e decide di svegliarti. Non riesco ad impedirglielo, così vieni a finire di dormire nel mio letto. Sai che consolazione. Tra l'altro dev'essere il letto del delitto, a giudicare dall'aria colpevole con cui salti giù appena realizzi.
Comunque, facciamo colazione, salutiamo la mamma e schizziamo via come due furie. Povera mommy era solo arrivata alle mezze stagioni e mi raccomando copriti bene che fa freddo.
Riesumi l'aria colpevole per dirmi che stasera vedremo Paperina. Reprimo un rutto, rispondo che è un'idea fantastica, poi ci infiliamo in un centro commerciale a Middle of Nowhere a vedere il gobbo di Notre Dame. E poi un'intensa mattina di shopping. E tu sempre lì a spaciugarmi come se fossi il peluche gigante che abbiamo appena comprato per i nostri bambini biondi che ci aspettano a casa. E' tardissimo. Sei un perditempo peggio di me, e questo mall è immenso. E intanto continui a saltellarmi intorno, a non perdere occasione per cingermi dolcemente provocandomi visioni di nursery di Harrod's.
Arriviamo a casa, dato che l'ho eclissata con il vestito lungo infilo il vestitino porno della Campbell, pur consapevole di somigliare più alla zuppa che alla Naomi, mi ritrucco e mi preparo all'Incontro Con Paperina. Già lo so che è preoccupata perchè siamo stati via insieme (e sei scema, perchè è più logico che io me lo faccia a casa piuttosto che di fronte ai suoi, no??), e ho intenzione di angosciarla definitivamente.
Perfettamente nel mio stile, scelgo la via gentile (anche perchè è un po' tardi per piantare a Charles un succhiotto alla base della gola) e lo obbligo a telefonarle il numero del mio Ciellu-phone. Sembro tanto carina, in realtà è che non ho voglia di concedere a Charles minuti preziosi per chiamarla. Così lei fa quel che deve fare, e quando ha finito chiama. E intanto mi piglio la nomination al premio Gentilezza e Disponibilità 1996. Oh come sono strategica.
In the frattemp, giusto per far cosa nuova, finiamo a Covent Garden a guardarci gli streeet shows e a bere il caffè, che in Inghilterra fa sempre schifo, ma a Covent Garden ha tutto un altro spirito. Poi decidiamo che per compensare il messicano, ceneremo "leggero" da Hagen Dazs. Mentre facciamo la fila i nostri bambini sono ormai cresciuti, frequentano università straniere e probabilmente vinceranno qualche Nobel. Tu continui a guardarmi strano, come se stessi pensando la stessa cosa, o meglio ti stesse venendo un'idea per farla avverare. Poi Paperina chiama, arriva, ed è incazzatissima. Casca di sonno e parla solo di lavoro. Beh potevi stare là. Viene a dormire da noi, ci fa muovere prestissimo, e piange perchè bisogna cambiare metropolitana, poi perchè non vuole camminare fino a casa da Tower Hill, poi perchè prendiamo il taxi e non ha le monete per pagarlo ma non vuole che lo faccia Charles eccetera. Arriva a casa e si infila a letto. Strano che non si lamenti delle 2 rampe di scale. Ti lascio la mia stanza a pianterreno amore, sicura che non la vuoi?
Io e Charles fumiamo nel patio, e lui è strano come Domenica. Sembra quasi che gli costi sforzo andar di sopra. Non resisto a vederlo così straziato e ce lo mando io a forza. Meritando così l'abbraccio della buonanotte. Che noia. Mi sa che sei masochista come tutti gli uomini che piacciono a me.

MERCOLEDI

Dato che adoro procurare esaurimenti nervosi alle mie rivali, la mia giornata inizia molto, ma veramente molto, presto. Paperina deve infatti andare in ufficio. Punto secondo, la prima cosa che ha fatto Domenica per segnare il territorio è stata prendere possesso della cucina.
Cosa c'è quindi di più gentile, simpatico e collaborativo che farle trovare la colazione pronta quando si sveglia? Passo circa 20 minuti ad allacciarmi l'accappatoio in modo che sembri molto casualmente semiaperto, e mi cimento per la prima volta con la macchinetta del caffè americano. Charles scusa...il veleno per topi è nell'anta delle spezie o in quella dei biscotti?
Manco a farlo apposta, Paperina si alza tardi ed è ansiosissima di levare le tende. naturalmente il povero Charles è costretto ad accompagnarla in macchina, perchè i 200 metri fino alla metropolitana potrebbero spossarla.
Concentro tutte le mie energie e così la Charlesmobile non parte. ha ha ha. Paperina solleva il suo culone e zampetta coi suoi piedini piatti fino in ufficio. Charles è tutto mio, e come da copione è turbato. Alla quinta volta che lo sorprendo a fissarmi sospirando mi stufo e gli chiedo cosa c'è. Dice: "niente, why?" Because, mio caro, è da Domenica che hai qualcosa in mente. Egli nega. E allora glielo dico. Che non mi può fregare, perchè io lo so quando lui ha dei pensieri. E che quindi se ne vuole parlare, io sono qui. Sennò amen, ma non dire che non c'è niente perchè non è vero. Arrossisce, dice che lo sa, e mi guarda ancora più turbato. E mi abbraccia. Mi concentro sul fatto che se lo bacio col casquè rischio di fargli prendere una craniata sulla scala.
Comunque siccome anche Charles a suo modo mi ama, si prepara e usciamo. E come al solito, avendo la coscienza a posto perchè ha svolto i suoi doveri coniugali (benchè io continui a sospettare che Paperina si sia addormentata come un sasso), mi fa una corte spietata. E io questa volta non resisto. Le visioni del nostro futuro ormai sono di una precisione fotografica. So come saremo da vecchi, dove abiteremo, come saremo vestiti alla laurea dei ragazzi. So come andra' a finire ma mi domando se mai comincerà. Cos'è, hai paura che ti denunci per harassment se mi baci?
In realtà se c'è qualcuno che rischia la denuncia per pensieri osceni in luogo pubblico quella sono io. Mi vergogno ad ammettere che per la prima volta in 30 volte che la visito, la Tate mi sembra pallosa. E tu mi deludi un po'. Se chiami un'altra volta crap la MIA arte moderna ti scatta una citazione dall'Argan che la rimuovi solo con l'ipnosi. Se io sto zitta e sorrido quando parli dei tuoi gruppi rock, tu devi quantomeno fingerti astonished di fronte a Warhol e Klee. Fallo per me, invece di arrivarmi alle spalle e sussurrarmi CRAP tra orecchia e collo. Che mi vengono le ginocchia molli e se tu non mi abbracciassi cadrei all'indietro. Ne approfitti e mi spingi fuori, senza smettere di parlarmi nel collo. Che brividi. Che nervi.
Aspettiamo l'autobus abbracciati come se tutto fosse già successo. Passa il tempo e mi stai ancora abbracciando. Tesoro, non che la cosa non mi piaccia, ma stanno passando dei minuti, e se non cambio posizione mi viene un crampo. Amore, non devo fare il ruttino. Non me ne frega niente della fermata del 77A vista da dietro la tua schiena. No non sto smettendo di abbracciarti. Voglio solo guardarti in faccia. Mi guardi anche tu, e arrossisci. Dio che tenero. Come sei vicino. Baciami e facciamola finita, anzi facciamola iniziare che alla fine ci ho già pensato io. Inutile negare, tesorino. Mi stai stringendo così forte che non puoi negare proprio niente. E se pensi che io non me ne sia accorta sei proprio scemo.
Arriva il 77A. Che da questo momento non e' più il mio bus preferito. Potessero scoppiargli tutte e quattro le gomme e anche quella di scorta sotto il culo dell'autista. Una bella bomba IRA al deposito, e leviamo l'intera linea dalla faccia della terra. Tanto che mi frega, io alla Tate è meglio che non ci torni più. Troppo frustrante.
Comunque il 77A non esplode, e arriviamo sani e salvi a Trafalgar. Quindi it really touches us di fare un giro assolutamente innovativo, tipo per esempio Covent Garden - Regent Street casello-casello. Provo a vendicarmi infilando l'ultimo shopping, ma tu sei così dolce e disponibile che non c'è gusto a stressarti in questo modo.
Poi viene una certa ora e andiamo all'Hard Rock. La fila è atroce, e ne approfitti per riprendere ad abbracciarmi come stamattina. Stavolta non hai scuse, eppure non fai nulla. Io domani parto e sono così triste che nemmeno mi incazzo. E tu ne approfitti e invece di violentarmi mi consoli. Uffa.
Mangiare con te è ammorbante. Bere con te è anche peggio. Così ne approfitto e quando mi chiedi se mi va some more sex on the beach ti rispondo che ho la pelle delicata e la sabbia mi irrita tutto, forse sarebbe meglio farlo a casa, just for a start. E anche se è buio ti vedo arrossire. Charles, lo sai che io sono estremamente dispettosa e vendicativa, non puoi aspettarti nulla di meno. Eppure, siccome sei un vile ti limiti a soddisfare i miei istinti by ordering il suddetto cocktail per me, e una pinta di birra per te. Da parte mia potrei fingere di ubriacarmi e saltarti addosso nell'ebbrezza. Ma sono così delusa dalla tua mancanza di palle che mi limito a dirti che mi mancherai, ed esausta mi ritiro nei miei appartamenti.

GIOVEDI

Ore 17.40 locali.
Sono sull'aereo. non c'è da aggiungere altro. Ho un magone che la metà uccide. Abbiamo entrambi fatto finta di niente fino al check-in. Poi siamo rimasti abbracciati fino all'ultima chiamata per il mio volo.
Per la prima volta abbracciandoti non mi interessava che tu mi baciassi. nel mio cervello c'erano solo tre parole. non - lasciarmi - partire. E forse il fatto che tu mi abbia tenuta stretta così a lungo può significare che pensavi qualcosa di simile. Ma forse no. Resta il fatto che mentre cercavo di non perdere l'aereo ti sono passata davanti alla faccia e tu al volo mi hai dato un piccolissimo bacio. E poi hai detto vai che perdi l'aereo. Non trovi piuttosto irrilevante perdere questo stupido aereo? Però non te l'ho chiesto. Cosa dovevo fare? Sarebbe stato troppo tardi. I nostri bambini biondi probabilmente nasceranno figli di qualcuno meno imbranato di noi. I tuoi erediteranno i piedi piatti e la tendenza al capriccio, e tutto sommato direi che te lo meriti. I miei non lo so, dipende se trovo un'altra volta l'uomo dei miei sogni.