NUMERO 9
AGOSTO 99
 

Scrivi all'autore
Scrivi all'autore

DIEGO CAPELLO

Ha delle idee questo Diego Capello, un autore arrivato a me via Internet. Inventivo nell’uso della lingua, personale nella scelta dei soggetti, Diego mi ha proposto una serie di racconti interessanti e uno strampalato e divertente manifesto per una nuova forma architettonica (la Flash Architecture) che finirà ad honoris causa sicuramente in un prossimo “Stranezze” di ‘tina. Il racconto che pubblico qui è quello che mi è parso il suo più riuscito. Intanto per la capacità di parlare di handicap con toni per niente pietistici, poi per alcune meravigliose invenzioni di scrittura, come la definizione di “micetti” per i disabili e la geniale traduzione dei nomi dei musicisti rock (non è meraviglioso “Tom che Aspetta”?). Tanto di Capello.

Acque profonde

Questa sera mi telefona Felice. Felice è il mio amico che lavora con i pazzi... ops, pardon!... No, non pazzi: disabili, turbati, spostati dal senso comune del vivere... brava gente in ogni caso.
Mi telefona e mi dice: “senti bimbino, questa sera ti propongo un’uscita con i miei ometti... si va in qualche bel localino! Non ti preoccupare per la ciorba, né sifoni né niente, portati qualcosa per degli extra, se vuoi... ma questa sera ci si scroscia il tubo per mezzo fondo assistenziale, in veste di educatori, accompagnatori. Non ti preoccupare bimbino, non ti preoccupare... ci si scassa una bella seratina.”
Va bene... Non mi preoccupo!
Felice è veramente un fratellino bravino bravino. Sempre che tira fuori ideuzze da capogiro... in giro con quei suoi paraplegici ne conosce di ragazze... su e giù per le piste da ballo a intenerire biondine e brunine, ma quando può preferisce andare oltre il semplice intenerimento. Ne carica su di polpa rossa: Con tutto quel suo martellare da signore cerimonioso, se la pappa su per benino la mamma notte!
No, non mi preoccupo... anzi...
Prima di mettere giù il parlatore mi sguizza un’ideuzza anche a me: “casomai, ti capitasse, prima di uscire... raccogli qualche curativo di quelli per i tuoi amichetti... qualche cosa da scrosciare nel tubo assieme al rossino e al biondino... qualcosina di quelle che fa allegri i tuoi ometti!”
Felice capisce al volo, lui è uno che ci pensa a queste cose... è uno che lo ama il suo lavoro, mi dice: “stai tranquillino amico mio... tutto a posto! il tuo Felice passerà a prendere il bimbino con il suo rotellante appena dopo il tramonto!”
Sicché è estate di tempo ne ho: il tramonto si fa aspettare. Giocherello a specchio e camicie, capelli e acquetta, dentini e sfrigolio... Mi accarezzo la piega dei pantaloni, la guardo e mi lascio convincere... caffettino a camelina e poi vado alla finestra e guardo il leone d’arancione che si bagna e si immerge oltre i tetti dei gatti.
Per completare il bel gioco metto sul tonante i Ciarlatani e la pioggia di Manchester, questa sera mi va appunto di essere giovinetto dalla carrozzeria pulita e pepata... trin, trin... i Ciarlatani suonano, sono amiconi miei i Ciarlatani, come tutti gli altri: i Giovani Sonici e i Mali Semi, La Cura e il buon vecchio Tom che Aspetta. Gli amiconi miei sono le fughe sconfinate nelle pareti della mia stanza, nel cielo oltre i tetti che inquadro nella mia finestra, le fughe nei tuoi occhi dolcezza baby... biondina, brunina... quanto ti amo!
Sempre e sempre!
Si trappetta il sole... da se... e ramingo, scivola, riflette il suo occhio pagano nel braciere della mia fumante torba.
Mi lascio così a lisciarmi la lingua dello spirito in tali giochetti con gli amiconi miei e il tempo mi passa veloce e gradito... ed è in brevissimo davvero che sento dlindonnare il serafino sulla mia porta... è il Felice: gioco specchio camicia ancora una volta ed è tutto apposto: è quella giusta, posso andare. Srotolo la discesa e abbandono la magione... il Felice è li che mi aspetta, mi saluta dal posto al timone del piccolo bus trasportane giallo, accanto a lui siedono due, altri sono dietro. Io monto dal posteriore e mi introduco così fra quelli, gli ometti di Felice, che sono amiconi suoi e anche assistenziati... perché: come egli mi aveva spiegato già da lunghi trascorsi, quelli erano anch’essi bimbini intimi come noi, anch’essi erano amiconi, del circolo cerchio... io a questa cosa ci ho sempre pensato con piacere, le ho sempre lisciate con gusto queste sue ideuzze... non so bene perché... però ora che sono salito sono contento, mi sento subito accolto e molto bimbino a posto. Ci vuole poco a me per mettermi nell’agio, la lingua in movimento...
Nel trasportante ci sono anche due biondine brunine, che fanno lo stesso lavoro di Felice... sono proprio queste che mi danno il primo benvenuto sul trasportante, e mi introducono alle loro stesse presenze e a tutti gli ometti... i micetti e le micette, tutti quelli che vengono chiamati disabili con le loro rotelle e i loro giochetti.
C’è come un urlo, a un tratto, una fobia generale, mentre siamo intenti alle presentazioni, perché sembra che ognuno voglia dire qualcosa - a parte quelli che sembrano molto stupiti e mi fissano molto zitti - ma gli agitati sono i più, così non ricordo, non focalizzo nessuno dei nomi loro... ma non importa, succede sempre così all’introduzione del sottoscritto in qualche circolo: dapprima non ricordo mai niente... almeno, però, questo circolo cerchio mi sta simpatico, davvero mi sta allegro questo cerchietto... dove nessuno si sta troppo a preoccupare, dove chi mi vuole guardare mi sta a guardare e chi sta a pensare alle ideuzze sue lo fa, senza curarsi troppo di me... mi pare di stare con bimbini con cui si è assieme in viaggio di lungo corso, non c’è bisogno di bocchini reciproci fatti con la riverenza... nessuno mi spia e mi aspetta fare mosse false.
“Ciao, ciao bimbino Soana!” sento nello strano fragore, perché così mi chiamo e così mi saluta il felindo Felice: “saluta dai, anche il tuo zietto Felice!”
Così è, che a dire il vero ero già rimasto agganciato da qualcuno, e seguivo i vari lazzi che mi accoglievano che per poco non dimentico il mio Felice.
Abbraccio l’amico mio e rimedio subito: “saluti allo zietto eccellenza... quanto mi rende allegro vederti... e dove ci trasferisci quindi questa mamma notte?”
“Inizia ad assaggiarne un po' da questo sifone e fatti ancora più allegro che si parte!”
Ride e passatomi il rossino biondino egli da tundra nel motore e - chu-ka chu-ka - rotelliamo subito via. Appena partiti qualcuno inizia a cantare e le socie di Felice dirigono tutto quanto il coro, “alla vostra allegra salute! Mai vidi più ospitale e gradevole congrega... che buon pro vi faccia cari miei!” fo ai micetti e poi lascio scorrere dal sifone al tubo e passo al mio vicino, che si fa aiutare da me per attingere dal sifone con una lunga cannuccia che tira fuori dal suo gilet.
I cordami si sciolgono con piacere a stare con questi... grazie anche allo scrosciare abbondante che ti permette di fare un po' più il coraggioso e ti dispone alle lezzose meraviglie di mamma notte.
L’altro mio vicino attacca un discorso sui dischi: vuole sapere se ne porto con me!... per essere sicuro di non venire frainteso formula la domanda più volte, così giochiamo assieme e sembriamo noi un disco incantato... però mentre lo facciamo è come se stessimo parlando d’altro... me ne accorgo a guardarlo negli occhi... Qualcuno mi spiega però che per dischi lui intende il locale con la musica - dopotutto ognuno ha il modo di parlare che gli aggrada, ogni circolo cerchio ha il suo dialetto, ed è bello conoscere parole di qua e di là - così, dopo la spiegazione dico al mio nuovo amico che sicuramente dove ci sta portando Felice ci stanno dei buoni Freddy j che ci penseranno loro a mettere buoni dischi sui tonanti... e che si, è proprio vero dolcezza che stiamo andando dove ci sono i dischi: belli, forti e rumorosi...
Tante volte si fa finta di parlare, giusto per tirare fuori cazzate senza neanche prendere la mira... tutti mi sembra che si faccia così, non capisco però chi lo fa seriamente, magari credendoci... questi qua invece il giochetto lo conoscono bene: il vecchio scherzo.
Giungiamo così, fra lazzi eccetera, al porco parcheggio di un localino assai luminescente e languido - molto in voga per spendere ciorba - incragnato nella solita cantina tappezzata di gente. Un posto dove sono già stato, ma nel presente caso come negli altri non possiedo una tessera mia propria, intendo con il mio nome sopra, per poter varcare la soglia... espongo la mia perplessità al biondo Felice che mi dice: “non preoccuparti... No! Amicone mio bimbino, non dimenticare la socio-assistenza benevola dal nostro lato della strada, questa mamma notte... rimembrati che ti dissi che non serviva né ciorba, né niente! Ricordi no?”
Va bene... allora non mi preoccupo!
Dunque, senza frapporre tempo, scarichiamo noi stessi e i nostri beneamati assieme a noi si scaricano, chi per conto proprio e chi con qualche aiuto, tutti giù dal mezzo di trasporto parcheggiato nel suo bravo spazio giallo, e ci dirigiamo all’ingresso vero e proprio passando davanti la guardiola dei Ringhianti - senza rischio né turbamento - che anche questa volta mi accarezzano l’entrata proprio come se fossi un diligente pubblichino pagante... Non mi preoccupo... No!? Anche perché scivoliamo sopra la barba della lunga coda, serviti per bene grazie all’ideuzza della socio-assistenza...
Entrati che siamo ci sistemiamo e sistemiamo ognuno a seconda delle proprie caratteristiche distintive, su sedie e trespoli... attorno che siamo alla tavola ognuno si dedica a ciò che preferisce: uno guarda fisso il bordo della tavola e sembra che riesca ad aprire chissà quali fughe siderali nel vecchio porco legno, un altro vuole andare a giocare al calcio balilla, due gradiscono molto litigare uno con l’altro, il più giovane si guarda attorno come un vero principe rilassato, l’unica biondina brunina del gruppo si sente già molto calda e preparata per le danze e insiste molto in questo senso... ma quello seduto più vicino a me sembra veramente il più signorile, anche se ogni tanto lascia cadere un po' di bava sulla giacca, ma il mio amico Felice mi fornisce di un fazzoletto per asciugarlo, in modo che si possa fraternizzare e lui mantenere il suo stile. Basta nettare un po di bava che dopo averlo asciugato lui si sente molto riconoscente e disposto al discorre e filosofeggiare con il sottoscritto...
E’ lui che attacca - mi pare decisamente un signore per bene, un micetto dalla pelliccia liscia e mansueto, per lo meno mi pare - un discorso inaspettato riguardo i libri cantavite, pare che a costui piacciano molto le storie dei grandi luminari dell’oscuro vicolo umano, le luci sfavillanti nei cieli fumosi e ottenebrati... mi stupisce di molto, e mi chiedo se e come conosca i beneamati Rimbaldi; Celini e Kafki, però questo rende il discorso interessante... non so bene di cosa stiamo a parlare, ma ricorrono i luminosi nomi, molte volte si fanno simili discorsi, ma mai mi era capitato di farli con un simile appassionato... mi parla degli scrittori del circolo cerchio come fossero degli altri scrittori rispetto a come li conosco io, chissà dove ha trovato tali ideuzze?
A seguire, lo zietto Felice, si era dedicato a raccogliere le ordinazioni, e dopo poco arriva con sifoni per tutti quanti... c’è una clausola nel contratto, mi dice, che garantisce le spese di socio-sostentamento, tale che i micetti possano apprezzare e godersi il loro latte... vanno nutriti e curati, e anche giustamente abbeverati!... loro lo vogliono.
Così il gargarozzo canta, se lo gode lo scrosciare giù per il tubo... sicché Felice mi aggiorna: “caro bimbino Soana... non vorrei che ti venisse l’ideuzza che io possa aver dimenticato quanto ci siamo detti prima al parlatore... ecco qua quindi: qualche cucchiaino di farma-cocktail, qualche goccia di mutua-viaggio... così... giusto per correggere il rossino biondino!”
Va bene... scaravento a glug glug tutto quanto io... non mi preoccupo!... No?
“Vedi” mi dice Felice, “ che seratina capogiro ci stiamo andando a scassare !... veramente vertigo...”
“che aspettare allora?” dice una delle due associate di Felice, “andiamo a ballare... E FINITELA VOI DUE DI PARLARVI COME DUE DRUGHI!”
Ah?!...... come due drughi?!.......
comunque, dopo pochi istanti raminghi siamo subito in pista, e inizia un Carnevale di quelli Vertigo in piena regola... siamo in festa... anche quello sulla seggiola con le rotelle si dimena non poco, anzi... a dire il vero forse è il migliore di tutti a ballare, un vero specialista della danza, casanova da applauso che riesce ad ogni giravolta a introdurre una nuova biondina brunina al suo ballo: sicché in poco si fa accompagnare a tempo molto soddisfatto da una biondina brunina per mano - tutta gente appena conosciuta. Vedo anche che molto spesso le attira a se e le fa chinare, le dice qualcosa nelle orecchie e queste ridono o arrossiscono - mi dicono, Felice e le sue associate, che si tratta di un tipo per niente inoffensivo..... Ah?!.....
per quanto mi riguarda, io mi trovo a ballare con un micetto di stazza veramente notevole: è il più grosso di tutti, grosso come se gli avessero inserito un bue muschiato sotto le spalle, si muove però con molta grazia... un passetto a destra, un passetto a sinistra, sempre lo stesso: uno... due... uno... due... sempre lo stesso movimento... poi quando termina il pezzo e ne riprende un altro c’è un attimo di eccitazione: eh beh: è l’inizio! si vede che è un momento importante: lui sorride... carica... poi di muovo: uno... due... uno... due... è magnifico! Ci prendiamo per mano per ballare assieme e lui mi si avvicina per parlarmi: “dimmi... dimmi! E’ vero che la musica è buona?”
“certo che la musica è buona... la musica è vertigo-tonante, ti tiene allegro...”
“si!... ma allora com’è la musica?......”
“nella musica puoi trovare gli amiconi... caro bimbino mio! La musica ti accarezza senza poi fotterti a tradimento...”
“ma com’è la musica?...... la musica... non è come gli infermieri...”
“no... assolutamente... tutta un’altra cosa! La musica ti lascia aprire le tue fughe, non penso che gli infermieri facciano altrettanto...”
“gli infermieri mi lavavano con l’acqua fredda... mi davano le bastonate sul collo... lo sai? Eh..... lo sai?.....”
“oh povera stella... ma adesso non è più così vero?!”
“ma dimmi..... dimmi..... com’è che è la musica? È buona la musica?.....”
e così via di questo passo...
E’ tutto un vorticare, un muoversi a tempo e fuori, mici che si agitano e mici che ti fissano... qualche bava qua e la... Mi sento come un antico: a non pensare a nulla , solamente le chiappe delle biondine brunine mi richiamano a questa terra, alla sala da ballo, mentre vacillo lontano, e mi vengono tutte queste ideuzze di strani laghi, però turbati da troppi colori... mentre i miei bimbini cercano di spiegarmi delle cose che però non riesco ad afferrare... giusto per qualche istante ramingo mi specchio in quegli occhi splendenti e appannati.
Sicché son lievemente scosso ritorno al tavolo a cui avevamo fatto circolo... la festa continua e ci sono altri sifoni da scrosciare... molto bene! Incomincio ad avere l’esperienza di uno stato davvero vertigo a causa dell’assunzione di rossino biondino associato a farma-cocktails... un micetto mi chiama: “Soo-ona... Soo-ona...”, è quello seduto sulla seggiola a rotelle che trascinava le biondine brunine a danzare con lui... e già non se ne lasciava scappare nessuna. Rispondo che certo sono io... dimmi tutto bellezza!
Questo mi parla e fa anche di più: riesco a capire che mi vuole convincere a comprargli il suo gilet di lana per mille lire... me lo vuole assolutamente vendere perché gli servono altri soldi per comprarsi i sigari... perché solo con i sigari a lui piace baccagliare le biondine brunine... altrimenti non c’è gusto.
Io lo seguo per un po'... continua a parlarmi delle sue biondine brunine: un vero travaglio!... certo, c erto... solo che incomincio a perdere il seguito: la musica è troppo tonante e troppo confusa avvolgente, mi si avviticchia alle budella, mi confonde tutto lo scenario attorno... anzi che scenario? Cerco di sentire quanto mi dice il micetto, mi concentro, ma niente da fare: il gran vociare, lo sciamare blobboso di tutti carciofi del locale... questa melassa mi riempie, non mi lascia stare giù a seguire il mio amico.
E’ a questo punto quindi che cominciano a venirmi queste esperienze, non ideuzze, ma esperienze... esperienze vere... dunque io sono chinato ad ascoltare sicché d’un tratto mi sento un po' male, un po' troppo vertigo, così mi sollevo e guardo attorno... ecco che ci sono tutti questi carciofi in gran numero affollati attorno a me, per tutto il locale; in tutti gli spazi, anche i più piccoli ci sono questi con il loro gran vociare. E cosa mi succede?... l’esperienza più tonante... mi giro attorno e non capisco più con chi ho a che fare: sono tutti uguali, non riconosco più nessuno!... i pazzi... ops, pardon!... i normali, i carciofi, le biondine brunine... SONO TUTTI UGUALI!!! Affannati, rossi in volto, congestionati, senza alcun tipo di grazia. Aprono quelle loro bocche e io non li capisco, non posso capirli.
Non noto differenze!
Sono tutti uguali, distanti! Chi sono i sani? Chi sono i non sani?
Troppo vertigo... meglio uscire un po', respirare aria.
Quando scriverò il mio libro: “memorie di un genio”, parlerò di questo, di istanti raminghi dove tutti mi sono distanti come le galassie nell’elettrico stellato. Ma a questo giro è ancora diverso: non c’è differenza fra i pazzi e gli altri, assolutamente nessuna differenza... lo si può vedere tranquillamente! Ogni volta che ti rialzi e ti guardi attorno...
Ora che sono fuori però l’aria fresca e l’ossigeno mi risistema lo scombussolo, a scanso di equivoci, in ogni caso, è meglio andare a farsi una piccola vomitata... dopodiché mi sento di nuovo perfettamente in forma... posso di nuovo tornare fra i carciofi senza più temere i loro grugniti.
Torno dai bimbini, son in circolo cerchio e ridono... se la sghignazzano, tutti assieme...
Mi torna la voglia di rossino biondino fresco e frizzante... ne faccio scrosciare giù per il tubo e mi fa bene, mi sistema una sete che mi schiacciava tutto lo stomaco... solo ora mi accorgo di quanta sete mi fosse venuta. Mi riimmergo fra gli amiconi, ora fra loro ci sono anche tre biondine brunine sconosciute che erano state attratte durante le danze... molto bene!
Felice mi accoglie con una pacca: “eccolo qua il nostro miglior luminare... care vorrei presentarvi il mio bimbino Soana... non vi preoccupate: vi piacerà!”
... e loro non si preoccupano...
io molto meno di loro. Sicché con queste le bazze però sono i soliti discorsi, decido allora di mettere subito in chiaro la situazione. Siccome una di queste tre mi pare molto predisposta nei miei confronti e diciamo anche desiderosa, forse, di essermi un pochetto amica, la invito a fare un piccolo giro con me: mentre ce ne andiamo avviandoci fra i tavoli e le sedia, e attraversiamo lo spazio stracolmo di tutti i carciofi per uscire fuori, io le metto una mano a gru a caricare su un po' di polpa rossa... perché possa farsi da subito un’ideuzza limpida, casomai potessero sorgere equivoci sulle mie intenzioni.
Lei invece mi tira una sberla!
Non l’avevo previsto... forse è meglio salutare e fare un giro da solo, anche perché non volevo mica creare una questione di principio... solo non stare sempre a fare le solite commediole di strusciamento mentale di cazzo e figa... le dico allora: “io non capisco questi atteggiamenti da stupida... uno si interessa a te e vuole essere sincero e tu lo prendi a sberle... tu allora sei la classica biondina brunina da intortare con la riverenza...” mi sto scaldando, allora lei si pente: “scusa dai non fare quella faccia... dammi la mano.”
Mi porta fuori e poi... poi ci facciamo qualche esperienza non di parole... mi liscio la lingua su di lei al sapore di albicocca, stringo quei tessuti screziati di foresta che scivolano su tappeti di miele, poi mi immagino le profondità sotto la carne, gli spazi di tessuti cerebrali e le lunghezze dei capillari... li per li è una cosa che mi fa stare bene, tenere fra le mani tutto quel mondo di miele e budella, ma dopo un certo tempo passato a frugare e scoprire mi incomincio a sentire non veramente bene, a volte stare così vicino a qualcuno mi fa stare a disagio... ma non importa vado avanti, continuo finché ci riesco fino a che la nausea - sono davvero troppo vertigo?! - non mi costringe a interrompere: “scusa dolcezza, ma per me è venuto il momento di tornare dai miei...”
“lo sai che baci bene, sei sicuro di voler già andare via?”
“anche tu hai una bellissima spina dorsale, ma a stare fermo mi si commuovono le viscere”
“cosa vuol dire?”
“ho svuotato troppi sifoni cara”
“oh! Mi spiace, spero che potremo continuare un’altra volta!”
“lo terrò presente dolcezza...”
“COSA?”
“vedremo cosa si può fare!”
“MA SENTI QUESTO...”
“scusa dolcezza, ma non fare caso a quello che dico... te l’ho detto che ho bevuto troppo...”
“Ah... perché mi sembrava...”
“non badare alle apparenze... la vita è finzione!”
“Ah?!”
Tornato dentro mi sento ancora un pochetto barcollante vertigo, ma la tempesta è passata... i carciofi che vagano per ogni dove sono i soliti carciofi di sempre, grigi e bigi che si arrabattano per figurare notevoli e interessanti agli occhi delle biondine brunine, rivomitano tutto quello che sentono, cercano di assumere un po' di colore, uno qualsiasi... Insomma: le solite cose! Nessuno mi fa più l’effetto di prima.
“Bene Soana...” mi dice Felice “giungi al momento opportuno: direi che è ora di accompagnare i nostri nobili compagni alla loro magione.”
“approvo, approvo... togliamoci pure da questo luogo ambiguo...”
“come ambiguo fratellino?”
“ti spiegherò prima o poi... ho capito delle cose questa sera, ma ora sono troppo vertigo ... ma ti spiegherò!”
Leviamo dunque le ancore... lasciamo tutta la magica gente, la magica popolazione della notte, della notte TV... le mammarelle che stettarellano in giro, gli occhi sgranati... una mano tesa in cerca di un briciolo di amore e di conforto... i discorsi su come farsi una posizione, su conoscere la gente giusta o su come vivevano i Be-bop i dark e i metal pop e come vivevano negli anni ‘70 TV... lasciamo i dibattiti sui prezzi dei vestiti di moda i raccontini sulle vacanze le tecniche su come smerciare soldi falsi su come arrivare in alto TV e su quanti giorni si impiegano per studiare 430 pagine di tecnica commerciale marketing benessere esistenziale TV o di sucaminchie e poppa... TV? No forse questo non si vede...
torniamo ai nostri pazzi, con le loro laceranti storie, i loro crani dalle urla squarciate... torniamo ai loro discorsi, alle loro beghe per un tubetto di vaselina o per sedere accanto alla collega di Felice... alle passioni per gli scrittori e i pupazzi di peluche, ai prezzi dei sigari e delle calze di lana... alla catalogazione in ordine irrazionale di tutti i 436 colori dello spettro dei pastelli a cera...
Saluto tutti i micetti e li bacio tutti in fronte uno per uno. Presto saranno nei loro lettucci a cercare di dormire e a succhiare curativi eccetera. Mi sento stanco e rientro rinfrancato alla mia magione e mi metto volentieri nel letto... sono stanco eccome, ma ci penso lo stesso a quest’ideuzza, anzi all’esperienza di questa sera. Si, perché l’ideuzza ce la possono avere tutti, anche alla TV, ma è l’esperienza che ti plasma il vecchio cuore e ti fa capire... E io l’esperienza ce lo avuta questa sera, io sono dalla parte dei micetti!... Chi sono i pazzi?

 

 
Dicembre 2006

 

è online

Intro

FRANCESCA RAMOS
Domenica

FEDERICO MIOZZI
TEMA : “Racconta la tua settimana bianca”

MICHELE ROSSINI
Dentro una batana bianc’azzurra

GIORGIO FONTANA
In tempo di pace

ALESSIO ARENA
Il Santo


NOTE BIOGRAFICHE

 

SPECIALE
Visitatore